Metto subito in guardia i lettori: non è un film allegro e spensierato. Tutt'altro. Se siete il genere di pubblico che si reca al cinema per occupare tre ore della sua stressata esistenza con un piacevole passatempo, è meglio scegliate la sala accanto, quella magari in cui stanno proiettando l'ultima americanata con l'attorucolo bellimbusto di turno.
La Nostra Vita infatti, apre uno squarcio, piuttosto doloroso, su una realtà molto diversa, quella di una vita vera, la Nostra appunto, vissuta nella squallida periferia di Roma dall'operaio Claudio, con la moglie Elena ed i figli; la vicenda è incentrata sulla sconvolgente scoperta fatta dal protagonista nel cantiere dove lavora, che lo trascina in una losca situazione, che Claudio cerca di sfruttare fin quando essa si rivela però più grande di lui (complicata oltretutto dall'improvvisa scomparsa di Elena). A far da sfondo al racconto è la tragica realtà dello sfruttamento degli operai extracomunitari, nei cantieri in cui il protagonista ha il compito di supervisionare i lavori. L'aspetto maggiormente degno di nota in questa pellicola, e che probabilmente ne costituisce il messaggio fondamentale, è l'importanza della famiglia, anche (e soprattutto) nello squallore di un'assai disagiata situazione sociale, famiglia che alla fine affronta le avversità stringendosi su sé stessa, quasi scoprendo che la sola vera risorsa vitale sono gli affetti vissuti nell'intima e semplice quotidianità.
Ricordo inoltre, a favore di questo film, che l'attore protagonista, Elio Germano, ha vinto per questo ruolo il premio per la miglior interpretazione maschile al 63° Festival di Cannes, e l'ultimo italiano a ricevere questo riconoscimento era stato Marcello Mastroianni nel 1987!
La Nostra Vita infatti, apre uno squarcio, piuttosto doloroso, su una realtà molto diversa, quella di una vita vera, la Nostra appunto, vissuta nella squallida periferia di Roma dall'operaio Claudio, con la moglie Elena ed i figli; la vicenda è incentrata sulla sconvolgente scoperta fatta dal protagonista nel cantiere dove lavora, che lo trascina in una losca situazione, che Claudio cerca di sfruttare fin quando essa si rivela però più grande di lui (complicata oltretutto dall'improvvisa scomparsa di Elena). A far da sfondo al racconto è la tragica realtà dello sfruttamento degli operai extracomunitari, nei cantieri in cui il protagonista ha il compito di supervisionare i lavori. L'aspetto maggiormente degno di nota in questa pellicola, e che probabilmente ne costituisce il messaggio fondamentale, è l'importanza della famiglia, anche (e soprattutto) nello squallore di un'assai disagiata situazione sociale, famiglia che alla fine affronta le avversità stringendosi su sé stessa, quasi scoprendo che la sola vera risorsa vitale sono gli affetti vissuti nell'intima e semplice quotidianità.
Ricordo inoltre, a favore di questo film, che l'attore protagonista, Elio Germano, ha vinto per questo ruolo il premio per la miglior interpretazione maschile al 63° Festival di Cannes, e l'ultimo italiano a ricevere questo riconoscimento era stato Marcello Mastroianni nel 1987!